SPELEO CANYONING ALLA TANA CHE URLA
La Tana che Urla è tra le più note e frequentate cavità delle Alpi Apuane, per la facilità di accesso e di percorrenza interna.
Un vero e proprio fiume scorre al suo interno, infatti la sua bellezza è data oltre che dalla conformazione delle rocce, dalle bellissime e celesti pozze che si trovano alla fine del percorso.
COME SI SVOGLE?
Durata discesa: 2,5-3,5 ore
Durata attività: 3,5-4,5 ore
Marcia di avvicinamento: 10 minuti a piedi
Marcia di ritorno: 10 minuti
Calata più alta: 10mt
Tariffa: 75€
Quando: Da Aprile a Novembre
Eta minima: 10 anni
COME SI SVOGLE?
si entra nella grotta, con l’ausilio di specifiche attrezzature, come frontali, cachi, mute e imbraghi.
si progredisce camminando, tra rocce e acqua, incontrando incantevoli e cristalline pozze formate dal torrente sotterraneo,
alcune cascate, facilmente disarrampicabili con l’ausilio della corda, rendono il percorso davvero surreale.
siamo all’interno della terra, un percorso accessibile a pochi, ma davvero unico e mozzafiato.
COSA DOVETE PORTARE?
Una maglietta in poliestere da mettere sotto la muta,
Costume da bagno,
Asciugamano,
Scarpe da ginnastica per entrare in acqua e calzini da bagnare,
Niente anelli alle mani.
Chi porta occhiali dovrà fare in modo di fissarli alla testa per evitare di perderli, chi utilizza lenti a contatto, meglio se del tipo usa e getta con un paio di scorta.
E' RICHIESTO?
saper nuotare con o senza gilet salvagente ( importante l’assenza di paura dell’acqua. )
l’assenza di patologie cardiache e/o respiratorie che non siano compatibili con lo sforzo fisico.
la voglia di divertirsi
SICUREZZA
Prima di entrare nel canyon sarete informati sulle caratteristiche ei rischi oggettivi del canyon,
sui comportamenti da tenere per la sicurezza di tutti e per il rispetto dell’ambiente.
Sarete inoltre formati sulle manovre di corda se necessarie. sarete accompagnati da esperte guide Canyoning
COSA VI DIAMO?
- Muta
- Casco
- Frontale (LUCE)
- Gilet di aiuto al galleggiamento (solo se richiesto)
- Imbracatura
- Discensore e longes di sicurezza
- Materiale comune (tutti i Dispositivi di Protezione Individuale e collettiva utilizzati, sono conformi alle normative vigenti)
ALLE FOTO CI PENSIAMO NOI
LA TANA CHE URLA
CI TROVIAMO QUI, ALL’ORARIO DECISO CON LE NOSTRE GUIDE
2C3X+QP Vallico di Sotto, Fabbriche di Vallico LU
PENSA IN GRANDE
MIX AND MATCH
ABBINA QUESTO PERCORSO A RIO SELVANO
SPELEO CANYONING + CANYONING
LA TANA CHE URLA 1.30/2H + RIO SELVANO 3H
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+39 3478974708
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have a fun
CURIOSITA' SULLA TANA CHE URLA
PER SAPERNE DI PIU'
La Tana che Urla
Un’altra cosa meritevole di esser visitata da chi giunga al Fornovolasco si è la così detta Tana che urla. Nella più dirupata base della Pania, sopra, al paese, e non lungi dalla strada che guida in Petrosciana, vedesi scaturire un ruscello per una buca da cui esce un continuo rumore, quasi cupo ululato. Entrando per la medesima conviene andare per circa venti passi carponi pel solco dell’acqua, il quale tosto s’inalza e lascia camminare in piedi, finché si giunge ad una caverna, a guisa di grandioso salone a volta, il cui vano è di metri 42 da un lato, e 18 dall’altro. In fine di questo salone, ripieno di bizzarre e vaghe stalattiti e stalagmiti, una massa d’acqua, precipitando bianca e spumante dall’alto, forma una stupenda cascata, ed assorda il visitatore col rumor fragoroso che odesi anche all’esterno dall’attonito passeggiero, il quale, abbattendosi a passare di notte tempo per quella via, ignaro della cosa, sentesi compreso da ribrezzo e spavento.
Chi avesse desiderio di conoscere minutamente tutte le particolarità di codesto antro ululante, prenda il Vallisnieri e resterà soddisfatto. Noi che fummo a vederlo, dobbiamo dichiarare che non è dei migliori che si ammirino in Garfagnana; e non può confrontarsi con taluni di quelli ch’esistono nel monte di Corfìno, di Soraggio ec.
LEGGENDE POPOLARI
Divenne triste e si ammalò,nessuna medicina sembravano avere effetto sul giovane. Una notte, mentre giù dalla Pania scendeva un vento gelido, il minatore udì bussare alla porta. Aprì e trovò in terra un cesto colmo di fiori che nascono soltanto durante l’estate. Allora capì chi poteva avere portato fino alla casa quel cesto, uscì e corse verso la grotta. Riuscì a vedere la fata fuori dalla spelonca, le confessò il suo amore disperato. Ma la Fata gli disse che non era possibile e che se avesse mangiato quei fiori sarebbe guarito e l’avrebbe dimenticata per sempre. Ma il giovane insisteva; allora la Fata lo avvertì che se l’avesse seguita in fondo alla grotta non sarebbe più potuto tornare alla luce del giorno e, detto questo,si allontanò. Il minatore non si arrese e le corse dietro e le pareti della montagna si chiusero. Oggi dal profondo della grotta si sentono ancora le voci delle Fate e ogni tanto anche qualche colpo di piccone del minatore.Questo è quello che riguarda la bellissima leggenda.